RAPMOSHPERE di CallaMc + NSE
- Alessandro Bolsieri
- 31 mar
- Tempo di lettura: 3 min

Calla e i ragazzi della NSE ( New Soul Experience ) hanno prodotto un Album che per NewMusic potrebbe essere tranquillamente messo “al centro” e preso come riferimento… da tutti!
Non è una presa di posizione soggettiva, ma ben più oggettiva di quanto possa sembrare;
tuttavia, per essere utile, deve essere argomentata.
Calla&Co hanno letteralmente unito due mondi: il Jazz e il Rap/ Hip Hop.
L’unione è esplicita, palese, conclamata.
I valori nutrizionali dei brani sono di altissimo livello, questo grazie alla natura jazzistica del progetto che porta tutto lo spessore e profondità tecnica del Jazz, con armonie e melodie che si fanno profonde, piene, sofisticate e complesse al punto giusto per sua natura: il Jazz è così, anche se provi a fare in modo che non lo sia.
Il Rap di Calla Mc dona invece contenuti verbali e l’impatto che anche il Rap più radicale può avere.
E’ un impatto similare a quello del Pop, non nella sua natura ovviamente, ma nell’efficacia.
Il Rap infatti arriva direttamente anche alla pancia dell’ascoltatore meno tecnico… e questo è un punto di contatto con il mondo del Pop.
Forse i contatti tra Rap e Pop finiscono qui, ma entrambi corrono spesso il rischio di perdere un po’ in “contenuti”… e anche di ricchezza musicale se abusano della loro naturale efficacia.
Rapmosphere, unendo questi due mondi, crea un ibrido che ha potenza emotiva, impatto e le forme accattivanti dell’Hip Hop… e la ricchezza musicale, armonica e melodica del Jazz.

Armonia Jazz, accordi che superano le quadriadi, tensioni, risoluzioni esprimono valori molto alti.
L’arrangiamento dei fiati, a cura di Simone Migani, Antonangelo Giudice ed Enrico Farnedi, sono di livello più che professionale e si manifestano in riff e stacchi eleganti, mai troppo esuberanti, curati… cool.
Super!
Le batteria di Michele Iaia è un motore che dà il fuoco necessario al progetto per non sedersi, per spingere più in là l’asticella… e sembra quasi che a Michele non basti mai.
Suona ( Michele ) la batteria con l’estremo livello tecnico che lo caratterizza come musicista e le sue tracce, da sole, potrebbero tranquillamente essere contenute in un disco a parte.
Ci riporta all’idea tipicamente jazzistica che, quando “basta ciò che stai facendo per far funzionare le cose”… è il momento di fare un po’ di più. Questa l’anima del Jazz che trova ancora il suo posto nell’epoca musicale contemporanea.
Solisticamente c'è poco da discutere. i cavalli in gioco sono di razza...
Grandi soli, grande forza strumentale.
Cosa accadrebbe se?
In un Universo parallelo…
Ovviamente, come in ogni ibrido, le due o più parti che lo compongono devo cedere qualcosa di sé per poter funzionare.
Le due parti, prese singolarmente e ricollocate nel proprio ambito, probabilmente, non eccellerebbero.
Il Jazz non può permettersi, per esempio, lunghissimi assoli “ad libitum” che lo caratterizza, né certe divagazioni e ricerche puramente musicali… o forse si? Forse potrebbe…
Il Rap non può permettersi riff e ritornelli ironicamente ruffiani, spudorati, con campionamenti irriverenti e scanzonati… o forse si? Forse potrebbe…
Chissà dove un Ibrido come questo potrebbe spingersi.Quanto “gas sull’acceleratore” manca ad entrambe le Anime? Sarebbe bello esplorare maggiormente le possibilità peculiari di entrambi i generi coinvolti e portarle alla loro natura sempre più pura.
Il livello di energia resta piuttosto alto, la scaletta lascerebbe volentieri un po’ di spazio ad una Ballad… che piacerebbe al Jazz e sarebbe una sfida molto interessante per la parte Rap.
O, forse, l’equilibrio massimo è stato raggiunto con Rapmoshpere.Sicuramente è bello porsi queste domande, discuterne magari.
La Musica di Qualità è in grado di creare dibattito senza far vedere tette e sederi.
I primi Album hanno questo incredibile vantaggio: sono i primi…
Aspettiamo il secondo con curiosità viscerale.
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